Bologna 900 e duemila

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Bologna 900 e duemila
Teatri di Vita nella città

RACCOLTA DI TESTI TEATRALI E CRITICI

a cura di Stefano Casi

Edizioni Pendragon, 2023
pp. 124
euro 12,00 anziché 15,00
(a cui ai aggiunge: spedizione tracciabile: € 3.50; raccomandata, € 5.00)

Testi teatrali di Simona Vinci (Porta della Rocca Ostile), Grazia Verasani (Bo Bohème), Milena Magnani (Per amor del cielo).
Testi critici di Stefano Casi, Claudio Cumani, Lorenzo Donati, Carmen Pedullà, Paolo Ruffini.

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Descrizione

Questo libro racconta un teatro che attraversa la città. La città è Bologna, che in occasione del 900esimo anniversario della nascita del Comune, nel 2016, è stata abitata da uno spettacolo di Andrea Adriatico che si è dislocato in alcuni suoi gangli storici, urbanistici, vitali: la piazza davanti alla stazione, il giardino accanto all’università, e infine le torri, cuore e simbolo della città.

Le tracce di quell’evento – i testi commissionati a tre scrittrici, Milena Magnani, Grazia Verasani e Simona Vinci, e poi le fotografie e alcuni sguardi critici – vengono presentate oggi, al volgere di un altro anniversario: i 30 anni di un teatro che continua ad attraversare la città con il suo esserci e il suo operare. Teatri di Vita, fondato da Adriatico nel 1993, si presenta come segno di una vitalità di proposta artistica e progettualità culturale in una città di fermenti, e come snodo di una ricchezza teatrale nazionale e internazionale che dagli anni ’90 si proietta per 30 anni, e oltre.

Il progetto editoriale è stato votato da Laura Gemini nei referendum dei Premi Ubu nella sezione “premi speciali”.

 

Sfidare la città attraverso il teatro è operazione rara. Si formano capannelli di persone incuriosite dal momentaneo sovvertimento del consueto, ma non si stanno avvicinando a uno stand di una radio commerciale, non sono in fila per l’apertura di uno store di elettronica, non si accalcano fra taglieri e aperitivi. Seguono alcuni momenti di uno spettacolo teatrale che “riporta in città” figure non allineate, ne potranno forse solo intuire qualche dettaglio, anche perché è una proposta che chiede attenzione, non gratuita, che va seguita, non meramente incastonata nel flusso del passeggio come l’arte di strada. Andando contro uno spirito del tempo che consiglierebbe di rintanarsi nelle proprie piccole isole, qui c’è il tentativo di “spaesare” un contesto, anche dai modi consueti attraverso i quali l’arte lo abita.

(dal testo di Lorenzo Donati)

Non stupisce che un progetto articolato come quello proposto con Bologna 900 e duemila costruisca la propria trama drammaturgica in viaggio: c’è il dichiarato intento da parte del regista di mettere in relazione non solo gli universi disegnati nelle tre tappe, ma di porre il pubblico nella condizione di agire i luoghi in transito. Lo spettatore è dentro ma è anche fuori; si trova ad abitare una micro-città nella città, come un puntino sparso nella frenesia; è parte di un corteo che interroga, interrompendolo, il consuetudinario; è lo strappo, è la lente, è la domanda destinata a non esaurirsi ma a girare continuamente su sé stessa.

(dal testo di Carmen Pedullà)

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