Descrizione
Il percorso artistico di Andrea Adriatico in un saggio monografico che per la prima volta ricostruisce tutti gli spettacoli dei primi 12 anni, mettendo in luce le caratteristiche di un vero e proprio artista in fuga. Un artista in fuga dalle convenzioni, ma anche dai rituali trendy dello sperimentalismo; in fuga dalle aspettative, per non diventare “bestia da stile” e mantenersi fedele soltanto a sé stesso; in fuga dai riflettori, fino al punto da creare depistaggi e trabocchetti. Inseguendo folgorazioni visive e spazi da ri-creare, giocando duelli estremi con gli attori, creando raffinati sistemi di “inganno” degli spettatori, dialogando intensamente con i suoi autori di riferimento: Pasolini, Beckett, Koltès, Mishima…
Il libro si apre con un suggestivo racconto per immagini, attraverso gli spettacoli diretti dal 1989 al 2000. Segue la storia di Adriatico, dai primi spettacoli alla stagione delle produzioni del Festival di Santarcangelo, alla fondazione della compagnia :riflessi e di Teatri di Vita, il teatro bolognese della contemporaneità, fino alla sua prima opera cinematografica, il corto Anarchie.
Scorrono nel racconto, e nelle accurate analisi e interpretazioni di Casi, le performance dedicate a Pasolini del ciclo Le religioni del mio tempo, i “pezzi” dedicati a Koltès, il grande affresco della tribù adolescente di Oplà. Noi viviamo nello Sferisterio di Santarcangelo con il rapper Papa Ricky, il debutto teatrale di Eva Robin’s in una stupefacente Voce umana e poi nell’inquietante Ferita. Sguardo su una gente dedicato ad Adolf Hitler, la coproduzione internazionale Lotta d’angeli, e tanti altri lavori fino alla poderosa Madame de Sade interpretata da Patrizia Bernardi.
Ne emerge, insomma, il ritratto di una figura estremamente singolare del panorama del teatro italiano dagli anni ’90 in poi, tanto schivo quanto capace di costruire folgorazioni nello spazio della scena e negli spazi fuori i teatri.