domenica 31 ottobre, ore 11.30

a seguire: brunch con gli ospiti

Torri, Checche e Tortellini

un film di Andrea Adriatico

prodotto da Daniela Cotti e Monica Nicoli per Cinemare

sguardi e racconti di  Marco Barbieri, Vincenzo Branà, Stefano Casi, Vincenzo Corigliano, Domenico Del Prete, Alessandro Fullin, Franco Grillini, Rinaldo Luchini, Luciano Pignotti, Beppe Ramina, Diego Scudiero, Sandra Soster, Valérie Taccarelli, Elvira Tonelli, Walter Vitali

documenti di Mario Mieli ravvivati da Eva Robin’s
e di Roberto Roversi riletti da Marcello Fois

voce narrante Saverio Peschechera

STAGIONE 2021-22
FUORI, CASA

All’indomani dell’imboscata parlamentare che ha affossato il ddl Zan contro l’omotransfobia, e mentre si discute di un vero e proprio museo gay a Bologna dopo la proposta di Franco Grillini in occasione della presentazione del docufilm “Let’s kiss”, andiamo a riscoprire una delle pagine storiche del movimento, ma anche di Bologna e di una certa politica. L’invito è a vedere o rivedere il documentario “Torri, Checche e Tortellini” di Andrea Adriatico, ovvero, come dice il sottotitolo, “appunti per una storia senza storia dell’omosessualità del ’900”. E al termine del film, siete tutte e tutti invitati al tradizionale brunch domenicale di Teatri di Vita.

Il docufilm racconta una storia che è la storia di tante persone che hanno creduto e continuano a credere in una sorprendente avventura: la nascita del Cassero, il primo centro italiano LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) sorto a Bologna in un edificio monumentale concesso dal Comune. Il “Cassero di Porta Saragozza”, su cui dal 1982 ha cominciato a sventolare la bandiera LGBT, diventa subito leggendario, in Italia e in tutta Europa. Attività culturali e politiche si intrecciano a un’idea diversa di aggregazione e socialità, anche con la creazione di un gruppo teatrale di travolgente e delirante autoironia en travesti.

Il documentario ripercorre le tappe salienti che portarono all’inedita decisione (per la prima volta in Europa un’amministrazione pubblica concedeva uno spazio, peraltro così prestigioso, a un’associazione di omosessuali) e le attività del Cassero nei suoi primi anni di vita. Sullo schermo scorrono i volti dei protagonisti di quel momento: politici come Walter Vitali o Sandra Soster, all’epoca assessori alla Cultura e ai Giovani della città, accanto ai primi presidenti del circolo 28 giugno che ebbe in gestione la struttura, Marco Barbieri, Beppe Ramina, Diego Scudiero, giornalisti come Domenico Del Prete, intellettuali come Stefano Casi, che fondò il primo Centro di Documentazione Omosessuale in Italia proprio al Cassero di Porta Saragozza e i tanti attivisti che attraverso una sovversiva attività culturale, guidata da un portentoso direttore artistico a tutti noto come la Cesarina, al secolo Stefano Casagrande, diedero vita ad una stagione senza precedenti che fece diventare Bologna anche una meta ambitissima dagli omosessuali di ogni parte d’Italia. Su tutto il desiderio di mettere a fuoco testimonianze straordinarie, come una lettera su Bologna di Mario Mieli, grande ideologo del primo movimento omosessuale italiano morto suicida nel 1985, le cui parole tornano interpretate da Eva Robin’s, o la toccante attualizzazione a cui si è prestato uno scrittore come Marcello Fois nel rileggere un fondo pubblicato da Roberto Roversi su L’Unità in quel fatidico 1982.