Nakba – I nostri occhi sono i nostri nomi
XX calligrammi per la Palestina

di Enrico Frattaroli

da “Testimone oculare – Il libro del figlio” di Muhammad Al-Qaysi, ed. Lavoro
con Franco Mazzi
composizioni musicali del palestinese Trio Joubran
dizione poetica in lingua araba e canto mawwal di Samia Qazmuz Bakri
tema al flauto palestinese di Mohamed Al-Zamel
interventi in audio del soprano Patrizia Polia e del basso Federico Benetti
calligrafia araba di Amjed Rifaie
luce Alessio Pascale
audio/video Marco De Angelis
elaborazioni audio e video, composizione melologica e regia di Enrico Frattaroli
produzione Frattaroli & Mazzi
in collaborazione con Centro di Produzione Florian Metateatro

presentato in collaborazione con Assopace Palestina

Nakba
I nostri occhi sono i nostri nomi

da martedì 3 a venerdì 6 ottobre, ore 21
sabato 7 ottobre, ore 20
domenica 8 ottobre, ore 17

Nakba in arabo significa “catastrofe” e indica gli eventi che nel 1948 hanno portato alla creazione dello Stato d’Israele e il doloroso esodo di migliaia di palestinesi dalle loro terre, trasformati in profughi, ai quali Israele nega ogni diritto, tra cui il “diritto al ritorno” sancito dalla risoluzione 194/1948 delle Nazioni Unite. A questa pagina della Storia, che condiziona tuttora la vita di milioni di persone e l’equilibrio geopolitico, Enrico Frattaroli dedica uno spettacolo-testimonianza in musica, immagini, parole e grafia, a partire dalla testimonianza di Muhammad Al-Qaysi, profugo a soli 4 anni dal suo villaggio di Kafr’Ana, vicino Giaffa, diventando portavoce di una storia d’esilio che accomuna tutto il popolo palestinese.

Il tema esistenziale, sociale e politico dell’opera autobiografica di Al-Qayasi diventa un intenso momento teatrale, che Frattaroli allestisce in venti stazioni di racconto poetico: “una partitura le cui dimensioni testuali, musicali, visive e teatrali si integrano quali gradi di libertà, di verità, di uno stesso spazio compositivo” scrive Frattaroli: “Il popolo palestinese è, per propria cultura, un popolo poetico” e i suoi scrittori “restano poeti, restano umani anche negli scritti in cui denunciano la disumanità e l’orrore dei crimini subiti e che continuano a subire”. L’interpretazione di Franco Mazzi è accompagnata dalle musiche del Trio Joubran, il più celebre ensemble palestinese, mentre alle spalle dell’attore compaiono le parole arabe nella loro più suggestiva dimensione calligrafica, alternata a immagini che richiamano la tragedia. Franco Cordelli sul “Corriere della sera” lo ha definito “uno spettacolo che non ha precedenti”.

Enrico Frattaroli ha attraversato la grande stagione dell’avanguardia romana con Giuliano Vasilicò, Memè Perlini, Giancarlo Nanni. Artista indipendente e autore di diverse opere teatrali, acustiche e audiovisive tra cui spiccano il lungo lavoro sull’opera di Joyce e il lustro di produzioni sull’opera del Marchese di Sade (nel 2010 ha portato a Teatri di Vita il suo folgorante “Sade: opus contra naturam”), definisce il suo teatro essenzialmente poetico, in cui la scrittura si offre come partitura organica per altre dimensioni: musicale, spaziale e visiva.

Biglietto verde

intero: 15 euro
ridotto: 13 euro
under 30: 9 euro

Acquista qui